La caccia della leonessa - di Bruno e Fulvia Elia
Eravamo in safari, tutto proseguiva bene e la giornata quasi volgeva al rientro, questa volta un po’ in anticipo perchè avevamo concordato con il “butler” di prepararci un buon drink e lo volevamo assaporare al tramonto dalla nostra veranda del lodge.
Seguivamo un sentiero profumato, quello splendido profumo di gelsomino selvatico, quasi l’odore della zagara…. un ramoscello si impiglia tra un ciuffo di capelli ma con la stessa velocità mi rilascia libera. La luce era chiara e il sole non scaldava più come qualche ora prima.
Ero intenta a destrarmi con il ramoscello quando girando attorno al bush, si avverte improvvisamente un fetore. Incredibile, tutta l’armonia di un attimo prima dissolta in un baleno.
Esattamente difronte a noi non c’era nulla, ma il ranger ha proseguito ad accerchiare il cespuglio quando abbiamo visto questa immensa scena: immensa nella grandezza e immense nel fetore.
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Foto: Bruno Elia |
Non solo l’ippopotamo era sdraiato in fin di vita con il suo ventre già totalmente sventrato sicuramente dai piccoli della leonessa e dal leone stesso, perchè come “maschio” anche lui ha diritto di pranzare prima ma, li immobile, ad affrontare la scena, ecco la leonessa ancora in guardia. Il suo sguardo fisso, fermo, deciso. Orgogliosa della preda, di aver dato da mangiare ai suoi, risoluta dalla fatica e forte della sua posizione di leonessa.
Il profumo ormai svanito, il fetore nelle nostre narici, gli occhi della leonessa nei nostri. Con questa ultima immagine del giorno torniamo al nostro campo ancora illuminato dagli ultimi raggi arancioni del sole.
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