Wednesday, August 24, 2016

DAI VIAGGI DI STEFANO CAVANNA - DAR ES SALAAM

Esplorando Dar es Salaam (tutte foto di Stefano Cavanna)


L'avventura ha avuto origine quasi per caso.  Quasi, perché, in verità, in fondo in fondo, un'ideuzza recondita l'avevo fin da quando avevamo iniziato a pensare di visitare i campi tendati non recintati del sud della Tanzania. E così, quando ho iniziato a esplorare Kajak per trovare il volo, sia come sia, quello più conveniente dall'Europa era, allora, il Qatar Millano/Doha, con arrivo a Dar es Salaam alle 7.50 del mattino.

In genere, infatti, i voli dall'Europa approdano a Dar in serata: si arriva, si va ad un bell'albergo per occidentali per magiare e dormire e, la mattina successiva, si riparte presto presto per i vari Parchi e Game Reserve.

È raro che a qualcuno venga in mente di visitare Dar, il che peraltro non è poi così strano. La città, infatti, è sterminata, abitata da più di cinque milioni di abitanti, una distesa di casette basse che si perdono all'orizzonte, percorsa da milioni di persone che si muovono a piedi e con motorette ed auto.


 Fantastico: l'idea di visitare Dar era ormai a portata di realizzazione!
 

Certo, anche nel mondo nuovo esistono città più attraenti, però ogni luogo ha spunti interessanti da conoscere... Trovato il volo, si trattava di organizzare la visita a Dar.
A chi rivolgersi, se non a Susan?
Detto fatto: approvata immediatamente l'idea, penso anche con buona soddisfazione (della serie: "piccoli africanisti crescono"!) ed eccoci, quindi, affidati ad una guida locale (persona squisita) fornita dalla compagnia aerea  per i voli interni (Coastal Aviation), con la raccomandazione di chiedere di farci visitare rigorosamente luoghi genuini. E cosa ci può essere di più genuino, in una città africana distesa sull'oceano, del locale mercato del pesce?



Il Fish Market di Dar è un luogo veramente straordinario, uscito da un libro di avventure. L'oceano, naturalmente è molto pescoso ed al Fish Market approdano le barche a vela latina, alcune dotate di bilancieri di stile polinesiano,  per rifornire alberghi, ristoranti e popolazione. Il posto è, quindi, caratterizzato dalla spiaggia / approdo, da stand di cemento dove viene pulito ed esposto il pesce per la vendita ed un'area molto caratteristica più sull'interno, costituita da capannoni aperti contenenti grandi padelle in cui si frigge il pesce per la vendita diretta, ovvero, su richiesta, il pesce già acquistato dai privati. Sia chiaro, si tratta di una visita per stomaci forti!

 
Aveste dovuto vederci, addobbati da novelli esploratori, tutti puliti e stirati (compatibilmente con il volo), con scarponcini da savana nuovi di pacca, sguazzare felici nel sangue di pesce, offesi nelle narici, ma consapevoli di avere il privilegio di assistere  al rito quotidiano del commercio del pesce, così fondamentale per un popolo costiero come oggi non siamo più abituati a capire.

Effettivamente, i primi cinque minuti non sono facili e l'impegno del visitatore occidentale (quella mattina siamo stati gli unici) è più rivolto a controllare il...riflusso, più che a cogliere la specialità della situazione. 





Ma quando il naso si abitua al forte odore ed iniziano ad apparire naturali le attività ed i gesti, ecco che riparte lo spirito di scoperta. Come non bearsi delle vele in arrivo che si stagliano su un cielo tempestoso, come non sorridere ai cenni dei pescatori stanchi che si riposano sulla spiaggia e stendono i panni ad asciugare, come non curiosare tra i banchi del pesce?



Ed, alla fine del giro, ecco l'ambiente più impressionante: l'enorme friggitoria, luogo veramente dantesco, fatto di fuoco, luci infiltrate dai tetti, calderoni pieni d'olio e pesce crudo e cotto dai mille colori e riflessi: una meraviglia per la fotografia! 
Da tutto questo è nato il servizio fotografico che potete vedere. Una vera e propria storia fotografica (oggi si dice "storytelling" con il solito inglesorum riservato ai colonizzati), un po' inconsapevole quando stavo scattando, che la mia agenzia milanese, Picwant, ha selezionato e giudicato un buon esempio di genere (http://blog.picwant.com/you-news-storytelling-examples/ e http://www.themammothreflex.com/curiosity/2016/02/13/diventa-storyteller-per-picwant/).




Che dire d'altro?
Ristorante tipico, con specialità tanzaniane ed etiopi del quale, peraltro, non ricordo il nome (che mi piacerebbe ricostruire).

Poi la visita, non molto originale, al mercatino locale di scultura africana (in verità me lo sarei risparmiato volentieri) e, quindi, il rientro al bell'albergo sulla baia.

Morale: fate in modo di organizzare una visita a Dar, fatevi forza ed immergetevi negli odori e nell'africanità del Fish Market. Non ve ne pentirete!


Stefano Cavanna

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